La Terrazza della Dolce Vita: il giardino che sussurra rinascite | The Terrace of La Dolce Vita: A Garden that Whispers Rebirth

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Prima degli incontri, si comincia con la magia del cinema: l’inaugurazione della mostra dedicata ad Alberto Sordi, “Maschera di un vitellone”, curata da Marco Dionisi Carducci e Paola Comin. Tra aneddoti e ricordi, la voce di Stefania Sandrelli si fa bambina, rievoca le risate sul set, quel teatro della vita che non smette mai di sorprendere.  L’inaugurazione della mostra è un omaggio prezioso, capace di fermare il tempo attraverso fotografie che raccontano memorie di set che hanno definito un’epoca. Si ride tra aneddoti, ci si commuove, si riscopre quel filo invisibile che lega Sordi a Rimini.

Dalla mostra, ci si sposta in giardino, in un luogo che sa di memoria e promessa, di ferite antiche e nuove primavere. Rimini è uno di questi luoghi. Lo dice con voce ferma e occhi che non dimenticano il sindaco Jamil Sadegholvaad, primo ospite della serata. Il giardino del Grand Hotel profuma di storia e mare, la brezza sfiora le luci sospese e il pubblico sembra trattenere il respiro mentre Simona Ventura e Giovanni Terzi pongono la domanda principe di questa edizione: “Cos’è per Rimini la rinascita?” Il sindaco non ha bisogno di pensarci troppo: Rimini è stata la città più bombardata d’Italia dopo Cassino, ricorda. Rimini è dolore che non si è mai arreso, è la tenacia di chi ha saputo ricostruire, di chi sa che rinascere non è un atto singolo, ma una scelta quotidiana. Da qui, tra parole che sanno di memoria e speranza, il dialogo scivola verso l’aeroporto, verso il futuro, verso tutto ciò che la città può ancora diventare.

Poi le voci cambiano ritmo. Candida Livatino porta in scena il mistero della scrittura, svela come un tratto, una curva, una firma possano raccontare un’intera vita. Giovanni confessa di scrivere in stampatello, Candida sorride: “È la scrittura di un cervello digitalizzato.” Si ride, si impara, ci si specchia l’uno nell’altro.

Umberto Brindani, direttore di Gente, riflette ad alta voce su giornalismo e giustizia, su copertine che inseguono scandali e un sogno che ancora aspetta: quella foto, un giorno, di Zelensky che dichiara la pace. Piccoli frammenti di verità, sospesi nell’aria come lucciole in una notte d’estate, si intrecciano agli sguardi del pubblico.

Quando il giardino respira come un teatro incantato e la serata è già un romanzo, le pagine si arricchiscono di altre voci: un’icona, Stefania Sandrelli, accolta da un video che è un abbraccio alla sua carriera. Parla di sé, del mestiere più bello del mondo, e tra le righe si sente la gratitudine infinita verso quel pubblico che l’ha cresciuta e accompagnata. La sua grazia è tutta nell’umanità con cui parla, ride, ricorda. Simona le chiede della rinascita e Stefania la vede nel pubblico: “È doveroso per un attore rinnovarsi, ma è il pubblico la vera rinascita, è la guida che ci sostiene e che va rispettata.”  Quando racconta dei figli, la voce trema, gli occhi brillano: “Sono il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di dormire. Mi hanno sempre sostenuta al di là della parentela. Sono delle persone perbene” La platea trattiene il fiato, qualcuno si asciuga le lacrime. Non è più un incontro, è un atto d’amore. Qui interviene Giovanni Terzi, con la voce che si fa emozione pura: “Simona mi ha donato un progetto di vita, di amore e di famiglia: i valori più importanti per tutti.” Le sue parole fluttuano tra il pubblico come un abbraccio, unendo cuori e storie in un’unica, grande verità condivisa. Si ride quando si torna agli aneddoti di set, a quella sua incapacità di trattenere una risata davanti al genio di Sordi, alle bonarie ramanzine dei registi, alle notti passate tra copioni e sogni. Accanto a lei, l’uomo che condivide il presente, il compagno di una vita nuova, il regista Giovanni Soldati. Intanto anche l’amore di Simona e Giovanni ti accarezza e non smettono di ricordare che la rinascita è anche,  e forse soprattutto,  un atto di cuore.

Quando la serata scivola verso la fine,  le luci si abbassano, la scena si tinge di magia. Giada Lini, ballerina di “Ballando con le Stelle” e Graziano Di Prima, ballerino e coreografo, danzano sulle note di Dirty Dancing: un vortice di passione e sospiri che travolge chi guarda. Simona e Giovanni si stringono ancora, il pubblico trattiene il fiato e per un attimo tutto il giardino diventa un’unica, immensa emozione condivisa. Un finale da brividi che lascia il pubblico in piedi, il cuore pieno, gli occhi lucidi.

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