San Marino RTV: “Il Colibrì – Spazio di Libertà” di Giovanni Terzi è presenza, voce e libertà | San Marino RTV: “Il Colibrì – Spazio di Libertà” by Giovanni Terzi is presence, voice, and freedom

Giovanni Terzi, host of Il Colibrì - creating a space for narrative restitution and listening not judging on San Marino RTV
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C’è un filo preciso che lega le prime due puntate de Il Colibrì – Spazio di Libertà: la TV come ultimo luogo possibile per tornare cittadini dopo essere stati trasformati in simbolo, bersaglio o ombra. Giovanni Terzi ha scelto di far nascere questo format non dentro il sistema italiano, ma su San Marino RTV il giovedì sera alle 21.00 per 10 puntate, ed è proprio questa distanza a renderlo possibile. Fuori dal perimetro editoriale di Rai, Mediaset e La7, dove il talk show è quasi sempre arena o tribunale, Il Colibrì riafferma un’idea dimenticata: che la televisione può ancora ascoltare, non soltanto giudicare.


Aprire un programma nuovo scegliendo Piero Marrazzo non è stata una scelta funzionale, ma dichiarativa. Significa inaugurare un format a partire da chi è stato espulso dal racconto pubblico e ridotto per anni a un episodio. Marrazzo non è trattato come “il caso”, ma come la persona dopo il caso. Il programma non indaga ciò che è accaduto, ma ciò che la cultura italiana fa accadere a chi cade: la trasformazione dell’uomo in stigma permanente.


In una TV che normalmente chiede la redenzione come spettacolo, Terzi compie il gesto opposto: non domanda confessione, ma restituzione. Non prova a riscrivere la storia, ma a restituire lo spazio narrativo che quella storia ha cancellato. È la prima vera rottura editoriale: non si torna per chiedere perdono, ma per ri-esistere.


Con Marco Mancini, già dirigente del controspionaggio, la traiettoria si amplia: la televisione non è più solo il luogo in cui una persona rientra nel discorso pubblico, ma diventa il luogo in cui frammenti di Stato entrano finalmente nel campo della parola civile. Di solito l’intelligence parla solo attraverso il silenzio: qui, invece, il contesto permette la verbalizzazione.
Mancini non usa la TV per difendersi, ma per mostrare un punto cieco: laddove le istituzioni hanno scelto l’opacità, il talk offre visibilità controllata e ragionata. È un ribaltamento culturale: la televisione non fa spettacolo del segreto, ma rende trasparenti le sue conseguenze. È un gesto che nessuna rete italiana avrebbe concesso, perché è proprio la posizione “esterna” di San Marino RTV a consentire questo margine di libertà.


Le due puntate non sono semplici interviste: sono due test pilota sul senso stesso della parola “spazio”. Nel primo caso, spazio umano negato dalla reputazione. Nel secondo, spazio istituzionale negato dalla ragion di Stato.


In entrambi, Il Colibrì dimostra che oggi la TV libera è possibile solo se sottratta alle logiche industriali e politiche della TV italiana.


Qui il pubblico non assiste a una “ospitata”, ma a una restituzione: del diritto alla complessità, del diritto a spiegare cosa rimane quando la narrazione non appartiene più a chi la vive.


La chiave è l’assenza di appartenenza al sistema televisivo nazionale. Non essendo vincolata alle stesse dinamiche di allineamento, San Marino RTV è in grado di esercitare un ruolo che in Italia si è estinto: mediare senza temere la ripercussione politica o la riduzione algoritmica dello share.


Il risultato è un format paradossalmente più pubblico del servizio pubblico: una TV che non deve urlare per legittimarsi e proprio per questo può scavare, sospendere, lasciare parlare.


La scultura luminosa di Marco Lodola non è solo arredo scenico: è manifesto editoriale. Il colibrì è piccolo, ma sopravvive dove tutto il resto crolla. Così questo talk: silenzioso rispetto ai codici televisivi dominanti, resistente rispetto alle loro derive dimostrando che lo spazio dell’ascolto sopravvive soltanto dove non è obbligato a essere spettacolo.


Su un’emittente fuori dal sistema, una TV di frontiera sta facendo il lavoro che il sistema non può più fare. Un programma che non commenta l’Italia: la espone nella sua fragilità, nella sua memoria corta e nei suoi ritorni mai permessi.
Se continua così, Il Colibrì non sarà solo una trasmissione, diventerà un precedente.

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